Guida
Rapida – Lettera M Home page
di Nicola Mancini
Con lodevole ed originale
iniziativa l’ Amministrazione Comunale di Alife ha fatto sorgere, nell’ angolo
nord-orientale delle mura romane, ma al di fuori di esse, un Parco delle Pietre che ha trovato posto
nella nuova piazza intitolata a Salvo D’ Acquisto. Qui, sui bordi dell’ ampio spazio che fronteggia
la caserma dei Carabinieri, sono stati trasportati numerosi frammenti
architettonici ed alcune epigrafi che meritano di essere illustrate.
1) Frammento lapideo alto cm
55, largo 30, spesso 32, rinvenuto, qualche anno fa, in agro di Alife, contrada
Perazzate, all’ altezza dell’ 81° chilometro della S. S. 158. Nella metà più
bassa si legge:
. . . COE. . .
. . . COE. . .
Le lettere, attribuibili al
primo secolo a. C. , sono alte mm 124 e 102. A sinistra le C sono quasi intere,
mentre dalla parte opposta si vede, in entrambe le righe, una piccola parte
della curva superiore di una S. Probabile l’ integrazione in Coesius o Coesidius, gentilizi molto rari, ma il primo è presente a Saepinum,
dove troviamo l’ augustale C. Coesius
Tertius.
2) Stele calcarea
rettangolare sormontata dal timpano; altezza cm 150, larghezza cm 55. Sotto il
timpano, una fascia alta cm 6, 5 reca lettere di mm 55 di difficilissima
lettura. Sulla destra potrebbe esserci la parola MELIORI, ma solo RI è certo.
Sotto, in un riquadro di cm
47 x 53, i busti dei coniugi, mentre sulle fasce laterali trovava posto un’
iscrizione verticale, in gran
parte guastata dal tempo. A sinistra, a stento si vede una M, a destra
si legge O. H. S. S. Indecifrabile quanto era al di sotto del bassorilievo.
Ignota la provenienza di
questa stele, ma non è certo alifana.
3) Stele con timpano
inserito, alta cm 125, larga cm 35, spessa cm 25. Nella parte superiore è
chiara l’ adprecatio D M S, in
lettere di 47 mm, ma il sottostante specchio epigrafico (cm 30 x 44) è
gravemente deteriorato. Tuttavia nella prima riga si intravede un C. FADIO, in
lettere alte 43 mm, mentre nella seconda affiora una M; più avanti è una O. Due
fori nel campo epigrafico e un altro nel basso della stele, indicano che il
cippo, di sicura provenienza alifana, è stato riutilizzato.
4) Parallelepipedo calcareo
a base quadrata, alto cm 52 e largo 39. E’ un cippo votivo con iscrizione
ripetuta su due facce opposte. Il testo dell’ epigrafe è già noto, perché
pubblicato nel CIL, IX, 2325, ma il primo a darne notizia è l’ Augustino che
del blocco vide solo una faccia, nella
piana di Piedimonte.
l. COMINIVS 55
mm
L.
L. FAVSTVS 45
LARIBVS.
SACR 40
5) Cippo sepolcrale di cui
resta la parte inferiore alta cm 48, larga 43 e spessa 40. Vi si legge:
.
. . . . . . . . . . . . . . . . .
Q. AVG 35
mm
RVFELLEIVS
fVTVRVS 30
COLLIBERTO
OPTIMO 30
ET sIBI 40
Il C. I. L. , IX, 2369(in vico Castello) ce la dà intera: C. Rufelleio, /Entelli lib. , /Successori,
Aug. /q. Aug. /Rufelleius Futurus, /colliberto optimo/et sibi
6) Infine è passato
inosservato un lastrone calcareo recante lo strano disegno geometrico che qui
si riproduce. L’incisione, rozza e poco profonda, larga cm 30 e lunga 32,
potrebbe rappresentare una tabula lusoria,
cioè una specie di scacchiera sulla quale si giocava con delle pedine disposte
sulle intersezioni delle linee.
Forse il disegno si
riferisce al gioco dei latrunculi,
derivato da un analogo passatempo greco, la petteìa,
che si serviva di cinque linee parallele, delle quali la centrale, linea sacra, aveva delle attribuzioni
particolari, cosicchè il muovere da essa costituiva l’ultima risorsa per il
giocatore che si trovava in difficoltà. La regola principale del gioco era che
una pedina si intendeva catturata quando veniva chiusa tra due avversarie.(1)
Ma su questi particolari
passatempi dei Romani le mie conoscenze sono piuttosto scarse, perciò affido a
persone più esperte e qualificate l’interpretazione di questo disegno che
sfaccendati clientes avevano inciso
sulla pavimentazione pubblica di Allifae.
Tanto nel Parco delle Pietre. Ma altre iscrizioni
sono sparse qua e là, in varie pubblicazioni conservate presso la sede dell’
Associazione Storica del Medio Volturno.
7) Da R. U. VILLANI, La Terra dei Sanniti Pentri, Curti,
Stampa Sud, 1983, pag. 371: Conservata nel Museo alifano di Piedimonte
d’ Alife, trovata in S. Potito nel 1915. Su lastra di marmo, trascritta e letta
da mio padre D. M. S. /L. PLACIDERIO/L. I. ANIUL/LO. V. A. L. /PAIR. BEN. M.
Il Villani legge: D(is) M(anibus) S(acrum)/ L(ucio)
PLACIDERIO/ L(ucii) l(? ibertus, filius), ANIUL/LO, V(ixit) A(nnos) L/
PAC(ideia) PROCULA. Ma non si riesce a distinguere quanto compete agli
eventuali errori del tipografo e quanto alla schietta interpretazione del prof.
Villani.
Leggerei invece:
D. M. S.
L. PACIDEIO.
L. L. ANTVL
LO. V. A. L.
PATR. BEN. M.
Cioè D(is) M(anibus) S(acrum)/ L(ucio) Pacideio, / L(ucii) l(iberto), Antul/
lo, v(ixit) a(nnis) quinquaginta.
/ Patr(i) ben(e) m(erenti). , seguendo il CIL che ci attesta la gens Pacideia a Telesia e a Caiatia (CIL
IX, 2253 e CIL X, 4590 e 4606).
Altre iscrizioni ci vengono
da un catalogo redatto dal prof. Raffaele Marrocco(2)
8) Epigrafe portante la seguente dicitura: MATER DEORVM MESA/ COLLEGI DE
INDROFORI. A sinistra porta inciso un pino. L’ iscrizione è in due pezzi e
misura m 0. 96 x 0. 30. Rinvenuta nel fondo denominato "Canale" di
Raviscanina nel 1939(3) .(Numero
796 del Catalogo)
Questo documento ci segnala
la presenza in Alife del Collegium
Deindroforum, associazione di boscaioli di cui abbiamo già notizia per
altre città del mondo romano. Del tutto nuova, invece, la Mater deorum Mesa, che
nelle altre epigrafi è detta Mater deorum
Magna Idaea.
Attualmente l’ iscrizione si
trova al Museo Nazionale di Napoli.
9) Frammento di epigrafe con iscrizione: DION. . .(N° 797).
Anche questo proviene dalla
contrada Canale di Raviscanina, ma è irreperibile.
10) Base quadrangolare in pietra calcarea di piccolo monumento con l’
iscrizione: Q. FADIVS F. F. . . Misura: 0, 89 x 0, 76. Provenienza: S. Salvatore Telesino.(N°630)
E’ lo stesso riportato dal Mommsen nel C. I. L. IX,
2225 che legge: Q. FADIVS. T. F. /PR. DVOVIR.
11) Abbiamo poi un’ iscrizione
sepolcrale recentemente riportata dal Di Iorio(4)
che a sua volta la trae dal Viti(5) .
Nell’ estate del 1971, vidi, trascrissi e fotografai questa epigrafe nella
Masseria Cerbo, un chilometro circa da Capriati al Volturno, sulla strada per
Isernia. E’ ancora sul posto.
Ne do qui di seguito la mia
trascrizione, preceduta da quella
del Viti:
D.
M. S. D.
M. S. 63
mm
VETTIAE
IVSTAE VTIAE.
IVSTIna 45
CONIugi
DVLCISSIMAE E.
COIVGI. DVLcis 42
CADIus SIMAE.
C. ADius 42
SATVRNINVS SATVRNInus 42
FECIT CON Optimae FECIT.
CON. Quae 39
VIXIT ANN VIXIT.
ANNIs. . . 39
xxVIII COL .
. . II COI. . . 34
FABrorum
VIRO SVO F.
V. P. O. . . . . . 40
Si tratta di una stele sepolcrale
alta cm 105 e larga 60; nel timpano una rosa stilizzata. Lo specchio
epigrafico, un quadrato di cm 60, reca un’ iscrizione che si sviluppa su nove
righe non tutte completamente leggibili a causa di una scrostatura verificatasi
sulla parte sinistra della pietra.
Tuttavia i supplementi per
le prime sei righe non presentano difficoltà alcuna; più difficili quelli della penultima riga
dove il numero degli anni non è in nessun modo ipotizzabile, mentre dall’ altra
parte resta una barra verticale che potrebbe essere quella di una i o di una
elle. Non comprendo il significato delle lettere dell’ ultima riga. A seguito
di queste se ne vedono altre non ricostruibili, salvo un angolo acuto che
potrebbe appartenere ad una N.
Il gentilizio Utius ci è già noto ad Aesernia(CIL IX, 2635, 2691), mentre la gens Adia si trova a Pompei.
12)Epigrafe in travertino con l’ iscrizione: M. HERENNIO. M. . . / PROCVLO
/COLONI . . . Misura: 0. 59 x 0.
35. Provenienza: S. Salvatore Telesino(N°618).
Vidi, molti anni fa, questa
iscrizione e vi lessi(6) :
M. HERENNIO. M. f. . . .
PROCVLO
COLONI
REMISSA IMPENSA
Questa epigrafe scioglie i
dubbi circa l’ esatta ricostruzione del nome frammentato che compare in un
titolo di Telese, pubblicato dal Cavuoto, dove si legge . .NNIO PRO/. .VISELLIA RI/ . (7)
A completamento di queste
note e di tutta l’ odierna epigrafia romana di Alife debbo aggiungere le iscrizioni riferibili all’ instrumentum domesticum allifanum(8) . Varii sono gli studiosi che ci
danno importanti notizie a riguardo; primo in ordine di tempo è Gian Francesco
Trutta, che ci informa del rinvenimento di tre spezzoni di tubi di piombo. Sul
primo si leggeva T. CAESARIS, sul secondo FRONTONIS, sul terzo C. CASSII
CAMILLI(9) Quest’ ultimo ha permesso di localizzare alle Torelle di S. Potito la Villa Camilliana, citata nelle lettere
di Plinio il Giovane(10) .
Su un altro spezzone di
conduttura di piombo, rinvenuto nel criptoportico di Alife, erano impresse le
lettere RO. MV. LI. La notizia è in F. S. Finelli, Città di Alife e Diocesi. Cenni storici, Scafati, 1928, pag. 96.
Inoltre nel già citato
catalogo di R. Marrocco, nella parte prima, al n° 18, viene inventariato un
tubo in piombo e stagno, proveniente da Alife, contrada Forma, con caduceo e nome del fabbricante: NERO(11) .
Abbiamo poi tre anelli
servili, tutti posseduti dalla famiglia Trutta(12) .
Il primo, ritrovato in una sepoltura, era di Liberalis, servo di
Matidia, moglie dell’ imperatore Adriano. Vi era scritto:
LIBERALIS
MATIDIAE
AVGVSTAE.
P.
Sugli altri, rinvenuti a
Calvisi, si leggeva rispettivamente LEONTIA e SEVERORVM.
Ancora sul Catalogo, ai nn
485 e 608, troviamo due sigilli: uno è in terracotta chiara, di forma
ellittica, con l’ iscrizione SALVENALE CERIALIS. Misura cm 8 x 4 e proviene
dalla contrada Monticelli di Piedimonte. L’ altro è in bronzo con anello superiore, portante la leggenda:
CORNEL/VTYCHETIS. Provenienza Piedimonte(Cila).
Alla pagina 94 delle Notizie dagli Scavi del 1877 si riporta
che a Piedimonte d’ Alife, nel finire
dello scorso marzo un contadino trovò nella contrada detta Conca d’ oro, ove di
continuo si rinvengono oggetti antichi, un suggello di bronzo, di cui il ch.
ispettore Visco trasmette l’ impronta:
HADESPO
TVS.
A. M
Dalla Conca d’ Oro viene
anche una lucerna di terracotta recante un’ ara posta fra due rami; sopra due
Vittorie che tengono un disco dove è scritto:
O B
O S
ma dovrebbe essere O(b) C(ives) S(ervatos)(13 .
Di nuovo il Marrocco, ai nn.
38 e 187 del Catalogo, pone due lucerne di terracotta, del tutto simili, lunghe
cm 11, provenienti da Piedimonte(Cila) e recanti la leggenda greca KELCEI,
mentre al n. 176 ne abbiamo una con segno di croce, ritrovata in S. Angelo d’
Alife.
Da Raviscanina ci giunge altro materiale:
Un mattone triangolare con le lettere C L(14) .
Un tegolone con una C tracciata colla punta di un
dito(15) .
Un bollo laterizio, rinvenuto in contrada Grotte nel
settembre del 1994 dall’ Ispettore Onorario Armando Vendettuoli. Si tratta di
un frammento di stampigliatura rettangolare recante le seguenti lettere:
. . . TER. V. . .
. . . TES C. FA. . . .
Il timbro manca delle
estremità; ciò che ne resta ha una lunghezza di mm 58 nella parte superiore, e
55 nell’ inferiore. Le lettere sono in rilievo ed hanno un’ altezza di mm 11 e
recano punti certi dopo la R, la C e la A.
Un altro bollo laterizio
contenuto su un frammento di terracotta fu rinvenuto in contrada Scorzi di Leo dal dr. Luigi Di Cosmo(16) . Vi
si legge P(ublius) Sabid(ius), già noto a
Roma.
Infine abbiamo un minuscolo
vaso di piombo, panciuto e senza anse, alto mm 20 ed altrettanto largo alla
pancia. La bocca reca un labbro appiattito, spesso 5 millimetri, che circonda
un orifizio di mm 12 di diametro, misura comune alle due strozzature che
delimitano il rigonfiamento centrale. Questo reca le lettere LST. Il tutto
poggia su una base di mm 17. L’ oggetto, di cui non si comprende l’ uso, fu
rinvenuto dal rag. M. Nassa in contrada Campolongo di Raviscanina. *
(Da SAMNIVM, Gennaio -
Giugno 1997, pag. 49)
Guida Rapida – Lettera M Home page
(1) Abile giocatore di latrunculi fu C.Calpurnio Pisone, morto suicida per un fallito complotto
contro Nerone.
(2) Catalogo degli oggetti entrati durante le annate 1938, 1939, 1940, Parte
prima. Presso il Museo Alifano di Piedimonte Matese.
(3) Cfr. N.MANCINI, Allifae, pag. 18, Piedimonte Matese, 1993
(4) Annuario 1993 dell’ Associazione Storica del Medio
Volturno, pag. 102.
(5) A. VITI, Res publica aeserninorum, Isernia, 1970,
pag. 229.
(6) Vedi Annuario 1975 dell’
Associazione Storica del Medio Volturno, pag. 114
(7) Quarta Miscellanea
greca e romana, Roma, 1975, pag.
251
(8) Il suggerimento mi viene
dall’ amico M. Nassa che mi ha cortesemente fornito gran parte del materiale
relativo al suddetto argomento.
(9) G. F. TRUTTA, Dissertazioni Istoriche delle Antichità
Alifane, Napoli, 1776, pag.
26. A seguito di questi ed altri rinvenimenti il Trutta non esitò a porre alle
Torelle di S. Potito le Terme dell’ antica Allifae. Queste invece dovevano
essere all’ interno della città, e precisamente al quadrivio oggi detto Il Termine, che nella corruzione del
nome, ancora le ricorda. Del resto anche le Terme di Pompei si trovavano nel
mezzo dell’ abitato, all’ incrocio della Via Stabiana con la Via Nolana.
(10) Vedi N. MANCINI, Allifae, pag. 16.
(11) Vedi anche D. MARROCCO, L’ antica Alife, pag. 41.
(12) TRUTTA, op. cit. , pag. 14 e
276.
(13 Corpus Inscriptiomum Latinarum, Vol.
IX, pag. 616.
(14) M. NASSA in ANNUARIO 1991
dell’ A. S. M. V. , pag. 192.
(15) N. MANCINI, Allifae, pag.
46.
(16) L. DI COSMO, Presenze di epoca romana nel territorio di
S. Angelo d’ Alife e Raviscanina, Piedimonte Matese, 1985, pag. 12.